Secondo le stime di Greenpeace, considerando la versione originale della Plastic Tax, il mancato gettito fiscale ammonta a oltre 6 miliardi di euro in quattro anni. Invece, considerando l'attuale versione, la perdita si aggira intorno a 1,2 miliardi di euro. Questi ritardi hanno comportato costi significativi per l'ambiente, il sistema Paese e le imprese stesse.

I continui rinvii della Plastic Tax sono stati motivati dalle pressioni dei settori industriali interessati, che hanno sostenuto che l'imposta avrebbe avuto effetti negativi sull'industria della plastica. Tuttavia, secondo Greenpeace, i dati economici indicano che il settore degli imballaggi in plastica ha registrato risultati positivi nonostante la crisi economica causata dalla pandemia.

La Plastic Tax avrebbe dovuto essere applicata esclusivamente sui manufatti in plastica monouso utilizzati per l'imballaggio delle merci e dei prodotti alimentari. Tuttavia, i continui rinvii hanno comportato opportunità mancate per preparare il settore a una graduale riconversione produttiva.

Inoltre, l'entrata in vigore della Plastic Tax avrebbe permesso all'Italia di affrontare le spese della Plastic Tax europea, basata sulla quantità di imballaggi in plastica non riciclati, che attualmente costa al paese circa 800 milioni di euro.

In conclusione, la mancata entrata in vigore della Plastic Tax in Italia ha comportato perdite significative di gettito fiscale, costi per l'ambiente e opportunità mancate per la riconversione produttiva del settore della plastica. L'applicazione di questa tassa avrebbe potuto contribuire a coprire parte delle spese della Plastic Tax europea e promuovere una maggiore sostenibilità nell'uso della plastica da imballaggio.