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Arabia Saudita si ritaglia un ruolo di mediatore internazionale

Arabia Saudita si ritaglia un ruolo di mediatore internazionale

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Nella frenetica scacchiera geopolitica globale, uno degli sviluppi più significativi ha preso forma recentemente nella città di Gedda, in Arabia Saudita. Durante i colloqui diplomatici svoltisi il 5-6 agosto 2023, l'Arabia Saudita ha dimostrato con maestria la sua crescente influenza come facilitatore tra potenze mondiali apparentemente in contrasto, stabilendo se stessa come un nuovo giocatore chiave nella diplomazia internazionale.

In un'audace mossa politica, i sauditi sono riusciti ad accogliere alla stessa tavola rappresentanti di paesi eterogenei, che vanno dagli Stati Uniti alla Cina, dai paesi NATO all'Unione Europea, fino all'area BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e Global South. L'obiettivo era discutere della complessa situazione in Ucraina e cercare una "formula di pace" che potesse risolvere la crisi. Con circa 40 nazioni partecipanti, i colloqui hanno rappresentato una rara opportunità di dialogo multilaterale in un mondo sempre più frammentato.

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Nonostante la mancanza di un documento finale e l'assenza della Russia, il successo dei colloqui di Gedda per l'Arabia Saudita è innegabile. Il Principe Ereditario e Primo Ministro, Mohammed bin Salman Al Saud, ha dimostrato abilmente la sua capacità di mediare tra diverse potenze mondiali, navigando tra gli interessi divergenti di Washington e Pechino. Questo risultato non solo rinforza la posizione diplomatica dell'Arabia Saudita, ma sottolinea anche il suo crescente ruolo di costruttore di coalizioni per la stabilità nella regione del Golfo e nel Medio Oriente.

La mossa audace dell'Arabia Saudita a Gedda arriva in un contesto di cambiamento strategico nella politica estera saudita. Il paese sta cercando di diversificare la sua economia post-petrolio e stabilizzare il quadro regionale e internazionale per garantire una crescita economica sostenibile. L'Ucraina, in quanto crisi internazionale, assume una rilevanza chiave in questa strategia, poiché il suo esito può influenzare gli equilibri globali e regionali.

Nonostante le sfide e le controversie legate al ruolo di Mohammed bin Salman Al Saud nella politica internazionale, il suo approccio alla diplomazia sembra stia portando frutti tangibili. Gli sforzi dell'Arabia Saudita di costruire ponti tra potenze mondiali apparentemente in conflitto sono una testimonianza del suo desiderio di contribuire alla stabilità e alla pace globale. Tuttavia, non possiamo ignorare il fatto che dietro questa immagine di mediatore si cela ancora un leader saudita coinvolto in controversie, come l'assassinio del giornalista Jamal Khashoggi.

Mentre l'Arabia Saudita si appresta a partecipare al vertice dei BRICS in Sudafrica e continua a giocare un ruolo chiave nei negoziati tra Russia e Ucraina, il mondo osserva con cautela il suo emergere come un nuovo attore influente nella diplomazia globale. Questo sviluppo rappresenta una sfida per l'equilibrio di potere esistente e richiede una riflessione profonda sul futuro delle relazioni internazionali e sul ruolo dei mediatori in un mondo sempre più interconnesso ma anche frammentato.

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Rapporti Brasile, Cina e Russia

Rapporti Brasile, Cina e Russia

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Negli ultimi anni, il Brasile si è trovato al centro di un dibattito internazionale riguardante le sue relazioni con la Russia e la Cina. Il presidente Lula è stato al centro delle critiche per la sua apparente avvicinamento a questi paesi, ma una panoramica più attenta della situazione rivela un quadro complesso in cui gli interessi economici giocano un ruolo cruciale.

Nella sua prima presidenza (2003-2010), il Brasile ha guadagnato una reputazione di non allineamento e di affinità con le nazioni emergenti, culminando nella creazione dei Brics nel 2006. Tuttavia, il secondo mandato di Lula sembra segnato da un'insolita irritazione verso l'Occidente, una maggiore avvicinamento alla Cina e una presunta neutralità tra Ucraina e Russia, oltre a critiche al dominio del dollaro nei commerci globali.

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È indubbio che il Brasile abbia subito una trasformazione significativa nel corso degli anni. La politica estera attuale potrebbe essere guidata più da motivi economici che da convinzioni politiche. Mentre le affermazioni del presidente potrebbero sorprendere, l'avvicinamento ai Brics non è un fenomeno nuovo. Anche il suo predecessore, Jair Bolsonaro, pur mostrando affinità con l'ex presidente americano Donald Trump e criticando la Cina, ha instaurato relazioni ancor più strette con Pechino. Questa decisione, favorita dai grandi proprietari terrieri del Sud del Brasile, è stata guidata principalmente dalla vendita di soia alla Cina, un partenariato economicamente vantaggioso.

Un aspetto cruciale che ha contribuito al mutamento delle relazioni internazionali del Brasile è la sua trasformazione in una potenza esportatrice. Nel corso degli ultimi venti anni, il valore delle esportazioni brasiliane è cresciuto notevolmente, con le esportazioni in dollari che sono passate da 72 miliardi a 334 miliardi. Questo è stato un fattore chiave nel supporto all'economia durante periodi di crisi.

La Cina gioca un ruolo fondamentale in questa dinamica. Nel corso degli anni, il Brasile ha aumentato la sua dipendenza economica dalla Cina, che è diventata il suo principale partner commerciale. Nel 2022, il 31% delle esportazioni brasiliane è stato destinato alla Cina, una percentuale superiore alla somma delle vendite verso l'Unione Europea (14%) e gli Stati Uniti (11%). Questo legame è ancorato anche dalla soia, di cui il Brasile è il principale produttore e esportatore mondiale. Nel 2022, ben 54 milioni di tonnellate di soia brasiliana sono state esportate in Cina, sottolineando l'importanza di questa coltura nell'economia del paese.

La relazione economica con la Cina non è l'unico fattore a influenzare la politica estera del Brasile. Anche la Russia svolge un ruolo rilevante grazie alla sua posizione di principale esportatore di fertilizzanti al mondo. Il Brasile, come maggiore importatore di fertilizzanti, mantiene legami economici stretti con la Russia. Questi legami spiegano la riluttanza del presidente Lula a prendere posizione contro Mosca.

In un contesto di cambiamenti globali e sfide economiche, l'equilibrio tra le relazioni geopolitiche e le opportunità commerciali si fa sempre più delicato per il Brasile. L'atteggiamento del presidente Lula verso la Russia e la Cina potrebbe riflettere una strategia economica volta a sfruttare le opportunità commerciali offerte da queste nazioni emergenti. Tuttavia, è essenziale che il Brasile mantenga un equilibrio tra la sua dipendenza economica e la sua posizione nel contesto internazionale, garantendo che le sue azioni non compromettano le relazioni con i tradizionali alleati occidentali.

Affinché l'Europa possa riavvicinarsi al Brasile e stabilire relazioni più forti, è fondamentale comprendere il contesto complesso delle dinamiche economiche e geopolitiche che guidano le decisioni del paese sudamericano. Ripristinare le relazioni commerciali richiederà una comprensione profonda delle sfide e delle opportunità che emergono da questa evoluzione strategica del Brasile e, allo stesso tempo, una capacità di adattamento alle mutevoli realtà globali.

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Economia

Tassa su extraprofitti bancari, l’impatto preventivato sui prestiti

Tassa su extraprofitti bancari, l’impatto preventivato sui prestiti

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La proposta di legge annunciata dal vicepremier Matteo Salvini riguardante una tassa sugli extraprofitti delle banche italiane ha suscitato un acceso dibattito nell'ambito economico e politico. L'agenzia di rating DBRS Morningstar ha condotto un'analisi approfondita sull'eventuale impatto di questa misura sul sistema bancario e sul credito erogato a famiglie e imprese.

La proposta, ancora priva di dettagli definitivi, mira a tassare gli utili straordinari delle banche italiane per il periodo tra il 2022 e il 2023. Secondo le prime stime, questa tassa dovrebbe generare entrate statali nell'ordine di 3 miliardi di euro. Tali fondi sarebbero destinati a un fondo di aiuti per i cittadini che subiscono gli effetti del rialzo dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea (BCE), una situazione che ha portato le banche italiane a ottenere profitti considerevoli.

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L'analisi condotta da DBRS Morningstar presenta una visione equilibrata sulla questione. L'agenzia riconosce che le banche italiane, grazie al rialzo dei tassi, hanno ottenuto profitti notevoli, ma sostiene che una tassa una tantum non avrebbe un impatto significativo sul credito delle banche, né sull'erogazione di prestiti a famiglie e imprese. Secondo l'agenzia, questo è dovuto ai miglioramenti sostanziali della redditività delle banche nel recente periodo, il che suggerisce che l'attività di prestito potrebbe non essere ostacolata in maniera sostanziale.

Andrea Costanzo, di DBRS Morningstar, ha dichiarato: "La nostra opinione è che una tassa una tantum non avrebbe un impatto significativo sul credito delle banche, considerati i significativi miglioramenti della redditività realizzati dalle banche a livello di sistema negli ultimi trimestri, ed è improbabile che ostacoli sostanzialmente l'attività di prestito". Tuttavia, Costanzo sottolinea anche che se la tassa dovesse essere permanente, ciò potrebbe avere implicazioni più negative per l'affidabilità creditizia delle banche.

Un punto interessante da notare è che l'analisi di DBRS Morningstar mette in luce una prospettiva contraria a quella avanzata da alcuni esperti che temono che questa tassa possa portare a un'eventuale stretta creditizia o a un aumento delle commissioni a carico dei clienti, come è accaduto in Spagna in passato.

In conclusione, la proposta di una tassa sugli extraprofitti delle banche italiane ha suscitato un dibattito acceso sulla sua possibile influenza sul sistema bancario e sull'erogazione di prestiti. L'analisi condotta da DBRS Morningstar offre una prospettiva più ottimistica, suggerendo che una tassa una tantum non avrebbe un impatto significativo sul credito delle banche, ma sottolineando anche l'importanza di considerare attentamente gli effetti di una tassa permanente sull'affidabilità creditizia. La discussione rimane aperta, mentre si attendono ulteriori dettagli sulla proposta e sul suo potenziale impatto a lungo termine.

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ETF Bitcoin, forse pronto per febbraio 2024

ETF Bitcoin, forse pronto per febbraio 2024

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Il mondo delle criptovalute sta per attraversare un importante punto di svolta con l'approvazione imminente degli Exchange-Traded Fund (ETF) Bitcoin Spot negli Stati Uniti. Le parole del CEO di Galaxy Digital, Mike Novogratz, risuonano come una campana a martello nell'arena finanziaria, preannunciando una feroce lotta per la supremazia del mercato una volta che questi ETF saranno finalmente sul tavolo.

L'entusiasmo e l'ottimismo nel settore delle criptovalute sono in aumento, poiché fonti ben informate affermano che il primo ETF Bitcoin Spot potrebbe ottenere l'approvazione entro i prossimi sei mesi. La dichiarazione di Novogratz, basata su informazioni da BlackRock e Invesco, due colossi finanziari, suggerisce che la questione non è più "se", ma "quando" gli ETF saranno una realtà.

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La competizione sta per diventare intensa, con aziende come Galaxy Digital che si preparano a entrare in gioco. Galaxy Digital, in collaborazione con Invesco, ha depositato una richiesta per un ETF Bitcoin Spot, dimostrando che i grandi attori del settore stanno posizionando le loro pedine per la futura corsa. Queste mosse strategiche indicano chiaramente la fiducia nel potenziale di crescita delle criptovalute e nel ruolo che gli ETF Bitcoin Spot potrebbero svolgere nella democratizzazione di questo settore.

La questione dell'approvazione da parte della Securities and Exchange Commission (SEC) rimane un punto di incertezza. Nonostante le previsioni ottimistiche, i tempi effettivi di approvazione rimangono incerti poiché la SEC deve ancora completare il processo di valutazione. Tuttavia, Mike Novogratz suggerisce che una volta che l'approvazione sarà ottenuta, gli attori di spicco come BlackRock e Invesco si impegneranno in una lotta senza esclusione di colpi per acquisire quote significative del mercato emergente degli ETF Bitcoin Spot.

Le dichiarazioni di Novogratz trovano eco nelle parole del presidente di Galaxy Digital, Chris Ferraro, che suggerisce che l'approvazione di un ETF Bitcoin Spot potrebbe essere un tentativo della SEC di dimostrare apertura nei confronti delle criptovalute, evitando l'etichetta di "ostruzionista". Questo gesto, se confermato, potrebbe avere un impatto profondo sull'intero settore delle criptovalute, contribuendo a dissipare alcuni dubbi e riserve.

L'attenzione ora si concentra anche sulla causa legale tra Grayscale e la SEC. Se la SEC dovesse perdere la causa contro Grayscale, potrebbe essere spinta verso un'approvazione simultanea di più candidati per gli ETF Bitcoin Spot. Questo potrebbe portare ad un'accelerazione del processo di approvazione e aprire le porte a un'ondata di nuovi strumenti finanziari basati sul Bitcoin.

In conclusione, l'approvazione degli ETF Bitcoin Spot negli Stati Uniti rappresenta una pietra miliare cruciale nel percorso di adozione delle criptovalute. Mentre il settore attende con ansia le decisioni della SEC, le parole di Mike Novogratz e di altri leader del settore riflettono un crescente ottimismo e una fiducia nella crescita delle criptovalute. Una volta che gli ETF saranno approvati, assisteremo sicuramente a una battaglia feroce tra i principali attori finanziari per conquistare il proprio spazio in questo nuovo e promettente mercato.

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Economia

Inflazione USA in aumento a Luglio, al di sotto delle previsioni

Inflazione USA in aumento a Luglio, al di sotto delle previsioni

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L'Indice dei prezzi al consumo (IPC) degli Stati Uniti ha segnato un nuovo aumento annuale, segnalando una ripresa dell'inflazione nel mese di luglio. Nonostante ciò, i dati pubblicati giovedì dal Bureau of Labor Statistics hanno rivelato che l'aumento annuale si è attestato al 3,2%, al di sotto delle previsioni degli economisti che avevano stimato un tasso dell'3,3%. Questo nuovo aumento rappresenta una continuazione del trend osservato negli ultimi mesi, dopo ben 12 mesi consecutivi di calo dei tassi d'inflazione.

La variazione è particolarmente significativa se consideriamo il contesto storico: nel giugno del 2022, l'inflazione aveva raggiunto un picco di oltre quattro decenni con un tasso del 9,1%. Da quel momento, il tasso d'inflazione è sceso costantemente, segnalando una stabilità economica e alimentando le aspettative di un ritorno all'obiettivo d'inflazione del 2% fissato dalla Federal Reserve.

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L'aumento dell'IPC è stato trainato principalmente dall'aumento dei prezzi dell'energia e dei generi alimentari. A luglio, i prezzi dell'energia sono aumentati dello 0,1% rispetto al mese precedente, segnando una moderata crescita rispetto all'0,6% registrato a giugno. Tuttavia, nonostante questi aumenti mensili, i prezzi dell'energia rimangono ancora in calo del 12,5% rispetto all'anno precedente, indicando un quadro di prezzi ancora instabile nel settore energetico.

I generi alimentari hanno registrato un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 4,9% rispetto all'anno precedente. Questo aumento potrebbe sollevare alcune preoccupazioni riguardo alla sostenibilità dei prezzi alimentari e al possibile impatto sull'inflazione complessiva.

Tuttavia, un dato interessante è emerso riguardo all'inflazione di base, che esclude i settori volatili come energia e generi alimentari. Questo indicatore è aumentato del 4,7% su base annua, in calo rispetto al precedente 4,8%, suggerendo una leggera stabilizzazione delle pressioni inflazionistiche sottostanti nell'economia.

Parallelamente a queste notizie sull'inflazione, il Dipartimento del Lavoro ha annunciato un aumento delle richieste iniziali di disoccupazione per la settimana terminata il 5 agosto. Le richieste sono passate da 227.000 a 248.000, superando le aspettative degli analisti che avevano previsto un numero leggermente inferiore di 231.000. Questo aumento potrebbe indicare una maggiore incertezza nell'andamento del mercato del lavoro.

Sul fronte delle reazioni di mercato, i trader potrebbero rivedere le loro previsioni per un possibile rialzo dei tassi in occasione della riunione della Federal Reserve di settembre. L'implicita probabilità di un aumento dei tassi dello 0,25% è attualmente stimata al 15%. Nel frattempo, il dollaro americano è sceso dello 0,1% nei minuti successivi all'annuncio dei dati sull'IPC di luglio.

In conclusione, l'aumento dell'inflazione a luglio ha segnalato una ripresa nell'andamento dei prezzi al consumo, ma il tasso di crescita si è rivelato inferiore alle aspettative degli economisti. Questi dati continuano a sottolineare l'importanza di una monitoraggio attento dell'andamento dell'inflazione e delle dinamiche del mercato del lavoro mentre l'economia cerca un equilibrio tra una crescita stabile e la gestione delle pressioni inflazionistiche.

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