400 mila risparmiatori coinvolti nella crisi che sta colpendo Eurovita

Il "Caso Eurovita" è stato un evento che ha colpito quasi 400 mila risparmiatori che avevano affidato i propri risparmi alla società assicurativa specializzata nel ramo vita e investimenti. La società vendeva soprattutto tramite accordi con una serie di piccoli istituti di credito, ma i titoli che erano dietro le polizze vendute avevano dei difetti.

In particolare, i titoli a tasso di interesse fisso si sono fortemente svalutati a causa della stretta sugli interessi da parte della BCE. La quota di titoli di stato a reddito fisso ha perso fortemente di valore. Inoltre, un gran numero di titoli in cui erano investite le polizze erano titoli illiquidi spesso emessi dalle stesse banche che avevano collocato le polizze. Praticamente gli investitori non compravano dalle banche delle polizze neutre, ma rifinanziavano le banche stesse. Questo ha portato a un disastro quando il rendimento dei titoli non si è adattato a quello del mercato.

Tutto ciò dimostra che le assicurazioni Vita, soprattutto quando legate a gestioni separate, unit link e simili, non sono strumenti completamente sicuri. Il loro valore dipende dal sottostante investimenti, quindi c'è il rischio di ricevere meno, qualche volta molto meno, di quanto si è investito.

Tuttavia, essendo comunque assicurazioni, è intervenuta IVASS, l'ente di controllo del settore assicurativo, che ha bloccato la redenzione delle polizze a febbraio. Inoltre, è stato nominato un commissario liquidatore nella persona di Alessandro Santoliquido, e insieme ad ANIA (l'associazione di categoria del settore assicurativo), hanno cercato una soluzione, cercando di far assorbire Eurovita da altre assicurazioni.

Purtroppo, Generali non è interessata e anche Munich RE, con cui erano in corso trattative, si è tirata indietro. Ciò ha lasciato i risparmiatori che avevano investito in queste polizze con il cerino in mano, il cui rimborso è stato bloccato nuovamente fino al 30 giugno.

Attualmente, Eurovita è in amministrazione controllata, e gli organi di controllo sono stati sciolti. Per risolvere il problema, non servono somme enormi, come è successo nel caso delle banche americane. In questo caso, non si parla di miliardi, ma di qualche centinaio di milioni di euro, di cui il fondo Cinven è disposto a inittarne una parte.

Sarebbe nell'interesse di tutto il sistema assicurativo risolvere il problema in modo radicale, per evitare un effetto contagio pericolosissimo. Tuttavia, spesso l'egoismo è superiore alla prudenza, per cui si attende ancora il cavaliere bianco che salverà Eurovita.

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Autore:

Redazione Rid Investment