AD Tim sfiduciato dagli azionisti, strategia e compensi bocciati

L'assemblea di Tim si è conclusa con la bocciatura delle proposte del consiglio, in particolare della politica di remunerazione per i manager, inclusa quella dell'amministratore delegato Pietro Labriola, e dei candidati a prendere il posto in consiglio lasciato libero dal dimissionario Arnaud de Puyfontaine.

La maggioranza dei soci di Tim, inclusa la società francese Vivendi con il 23,75% del capitale, si è astenuta dal votare sui punti relativi alla remunerazione dei manager, inviando chiari segnali di insofferenza al vertice dell'azienda.

La cordata formata da Cassa depositi e prestiti e dal fondo australiano Macquarie ha innalzato la propria offerta per la rete dell'ex monopolista da 18 a 19,3 miliardi di euro, mentre i rivali di Kkr hanno sospinto l'offerta da 18 a 19 miliardi di euro a cui potrebbero aggiungersi due miliardi di euro in caso di fusione con Open Fiber. Tutte le offerte sono al di sotto dei 20 miliardi di euro, deludendo Vivendi, che valuta l'infrastruttura 31 miliardi di euro, e il consiglio di amministrazione, che calcolava come area di accettazione quella che va tra 22 e 24 miliardi di euro.

L'attesa si concentra ora per il 4 maggio, quando il consiglio esaminerà le nuove proposte per la rete e sarà chiamato a decidere sul da farsi. La società Vivendi sembra più propensa ad appoggiare un'operazione, un'opa da parte di fondi, che porti Telecom fuori dalla Borsa e permetta così la scissione proporzionale della rete.

Tuttavia, il rischio è che alla fine possa servire un cospicuo aumento di capitale o la vendita di un asset importante come il Brasile. In ogni caso, la crisi è conclamata con la palese sfiducia del primo socio ai vertici del gruppo.

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Autore:

Redazione Rid Investment