Crac banche venete: Promesse mantenute a metà e sfida ricostruzione sociale
Economia
Nel contesto del crollo delle banche venete, il governo guidato da Giorgia Meloni si era impegnato a destinare i fondi rimanenti del Fondo per l'indennizzo dei risparmiatori (Fir) – pari a 400 milioni di euro – per risarcire le vittime del crac di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Tuttavia, a un anno di distanza, la situazione è ancora incerta, e solo circa la metà di questa somma è stata distribuita fino ad ora.
La presidente Meloni, prima delle elezioni vinte nel 2022, aveva dichiarato il suo impegno per garantire che i fondi fossero effettivamente utilizzati per indennizzi e non deviati verso altri progetti. Ad oggi, circa 200 milioni sono stati erogati, mentre la restante somma di 200 milioni è ancora in sospeso. Luigi Ugone, presidente dell'associazione "Noi che credevamo", rappresentante di 3.300 azionisti colpiti dal crac, afferma che, nonostante alcuni intoppi, sono soddisfatti per il 30% di risarcimento già versato e il 10% recentemente aggiunto.
Tuttavia, rimane una certa preoccupazione riguardo all'ultima tranche di 220 milioni. Alcuni senatori veneti hanno manifestato preoccupazioni, suggerendo che, dati i tempi difficili, i fondi potrebbero essere destinati ad altri scopi, mettendo a rischio il risarcimento delle 200.000 famiglie colpite dal crac. Ugone teme che questi soldi possano essere utilizzati per scopi diversi, come l'acquisto di armi per un Paese in guerra.
Nel Nordest, la ferita economica fatica a rimarginarsi, con gravi conseguenze psicologiche e morali per le vittime. Ugone sottolinea che il legame di fiducia con le banche è stato spezzato, causando un danno enorme. La situazione ha portato a un crollo della credibilità dei vertici bancari, con ripercussioni sull'intero sistema economico locale.
Parallelamente, si verifica una complicata vicenda giudiziaria legata all'ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin. La Corte di Cassazione ha congelato il verdetto, attendendo il parere della Corte Costituzionale sulla maxi confisca di 963 milioni di euro. Ugone afferma che la priorità è ottenere giustizia, non vendetta.
Il direttore della pastorale sociale del lavoro di Vicenza, don Matteo Zorzanello, sottolinea il senso di tradimento nella comunità locale, descritto nel film "Cento domeniche". L'inganno da parte di figure locali ha causato una profonda sfiducia, evidenziata dall'astensione record alle elezioni.
La ferita economica si è trasformata in una malattia dell'animo, ma don Zorzanello propone una cura basata sulla partecipazione e sulla condivisione a livello locale. L'idea di coinvolgere le comunità per ripensare e costruire percorsi insieme potrebbe essere la chiave per ricostruire il tessuto sociale danneggiato. La settimana sociale di Trieste in luglio potrebbe essere l'occasione per avviare questo processo di ricostruzione e ritrovata fiducia nella comunità.
SCRilievoEconomia, SCBanche
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