Criminalità ed impresa, un binomio crescente ed un rischio per il Paese

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La criminalità economica e organizzata sono ormai fenomeni strettamente legati tra loro, rappresentando una minaccia crescente non solo a livello nazionale, ma anche regionale. Recentemente, la Direzione Investigativa Antimafia (Dia) ha pubblicato la sua relazione per il secondo semestre del 2022, rivelando un allarmante quadro della situazione in Puglia e in tutto il paese. Questa relazione ha attestato una preoccupante triangolazione tra la mafia foggiana, la camorra barese e la sacra corona unita, sottolineando l'ancoraggio profondo della criminalità nell'economia legale, nell'imprenditoria e nella finanza.

La criminalità economica sta diventando sempre più sofisticata e insidiosa, mettendo in pericolo il tessuto economico e sociale dell'Italia. La relazione semestrale della Dia arriva a seguito dell'allarme lanciato dall'Ufficio studi dell'Associazione artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre, che ha elaborato dati forniti dalla Banca d'Italia. Nel 2022, a livello nazionale, il numero di segnalazioni di operazioni sospette (Sos) pervenute all'Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia ha raggiunto un record storico, con ben 155.426 segnalazioni. Ancora più allarmante è il fatto che una su quattro di queste segnalazioni è stata considerata ad alto rischio, e il 99,8% del flusso totale è stato collegato all'ipotesi di riciclaggio. Nel 90% dei casi, queste segnalazioni provengono da banche, Poste e intermediari finanziari.

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Secondo una stima prudenziale della Banca d'Italia, il giro d'affari della criminalità organizzata in Italia è stimato intorno ai 40 miliardi di euro all'anno, che rappresentano praticamente il 2% del PIL nazionale. È importante notare che questa cifra non include i proventi derivanti da reati violenti come furti, rapine, usura ed estorsioni, ma si riferisce esclusivamente alle attività illecite che coinvolgono l'accordo tra venditori e acquirenti. Queste attività illegali comprendono il contrabbando, il traffico di armi, le scommesse clandestine, lo smaltimento illegale dei rifiuti, il gioco d'azzardo, la ricettazione, la prostituzione e il traffico di droga.

La crescente importanza della criminalità economica nell'agenda del paese è sottolineata dalla continua crescita delle segnalazioni alla Uif negli ultimi 10 anni, che sono aumentate di oltre il 130%. Nel 2012, le segnalazioni erano poco più di 67.000, mentre nel 2022 hanno superato le 155.000. Questa escalation delle segnalazioni suggerisce che le organizzazioni criminali stanno cercando sempre più di reinvestire i proventi delle loro attività nell'economia legale, al fine di consolidare il proprio consenso sociale.

La pandemia ha modificato significativamente l'approccio delle mafie al mondo delle imprese. Sono diventate meno propense a utilizzare metodi violenti come intimidazioni ed estorsioni e, al contrario, privilegiano un approccio più "commerciale". Questo si traduce nel finanziamento e nell'acquisizione di aziende, sfruttandone la vulnerabilità economica e finanziaria. Le mafie si offrono sempre più come vere e proprie agenzie di servizi per le imprese, fornendo materiali, consulenze amministrative e fiscali, manodopera e altro ancora. In questo modo, iniziano a infiltrarsi nell'economia legale, permettendo loro di riciclare i proventi delle loro attività illecite.

Nel contesto pugliese, le segnalazioni di operazioni sospette anti-riciclaggio sono in aumento, con 8.115 segnalazioni nel 2022, rappresentando un aumento di 413 rispetto all'anno precedente. Questo si traduce in oltre 200 segnalazioni ogni 100.000 abitanti. A livello provinciale, la situazione più critica è stata registrata nel Salento, con quasi 2.000 segnalazioni, equivalenti a 256 ogni 100.000 abitanti.

Anche in Basilicata, nel corso dell'anno precedente, si è verificata un'impennata di operazioni sospette, con un aumento di 33 segnalazioni rispetto all'anno precedente. Questi dati rafforzano l'ipotesi che la criminalità economica stia infiltrandosi sempre più nell'ambiente produttivo italiano.

Un ulteriore segnale preoccupante è dato dal numero di aziende confiscate definitivamente alle associazioni criminali. Secondo l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), al 25 giugno dello scorso anno, in Italia, quasi 3.000 aziende sono state confiscate definitivamente. Queste aziende rappresentano un settore attivo, cessato, con procedure concorsuali in corso o inattivo. I settori più colpiti da queste operazioni di confisca includono le costruzioni, il commercio, l'alloggio e la ristorazione, e le attività immobiliari.

In sintesi, la criminalità economica e organizzata rappresenta una minaccia sempre più grave per l'Italia, con un crescente coinvolgimento nell'economia legale. La lotta contro questo fenomeno richiede un impegno costante e coordinato da parte delle istituzioni, delle forze dell'ordine e della società civile per proteggere l'integrità del sistema economico e il benessere della popolazione.

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