Crisi imprese italiane, nuovi dati allarmanti

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Redazione Financial Panorama

Nel primo semestre del 2023, il panorama economico ha visto un incremento del 15,2% nel numero di nuove procedure avviate da aziende in difficoltà per gestire crisi d'impresa, scioglimenti e liquidazioni rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Secondo i dati elaborati dal Sole 24 Ore sulla base delle informazioni fornite da Unioncamere-Infocamere, questo trend di crescita sembra confermare il rialzo già osservato nei primi mesi dell'anno.

La comparazione con gli anni precedenti è complessa a causa delle modifiche apportate al sistema di classificazione con l'entrata in vigore del Codice della crisi il 15 luglio 2022. Queste ristrutturazioni hanno reso più difficile l'analisi e la valutazione dei dati. Tuttavia, indipendentemente da queste sfide di classificazione, il trend ascendente è in linea con il clima di incertezza economica che si è manifestato in seguito a vari fattori negativi.

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Uno dei fattori che potrebbe aver contribuito all'aumento delle procedure di crisi è l'escalation dei prezzi dell'energia e delle materie prime, innescata dalla situazione in Ucraina. Questo conflitto ha creato un'ondata di incertezza che si è riverberata sui mercati internazionali, aumentando i costi di produzione per molte aziende. Inoltre, potrebbero essere iniziati a sentirsi i primi effetti dell'incremento dei tassi di interesse, che potrebbero avere conseguenze significative sull'attività economica in futuro.

Questi fattori si aggiungono ad altre avvisaglie negative che si sono manifestate nel panorama economico. Ad esempio, l'ISTAT ha segnalato un rallentamento della crescita economica nel secondo trimestre, con una variazione congiunturale del PIL in calo dello 0,3%. Settori come il turismo hanno subito una battuta d'arresto a causa dell'aumento dei prezzi, e la fiducia dei consumatori è in diminuzione. Tuttavia, è ancora difficile stabilire se l'aumento delle procedure di crisi sia indicativo di un'imminente fase recessiva o piuttosto rappresenti un assestamento rispetto agli shock economici recenti.

Va notato che durante il periodo dell'emergenza sanitaria legata alla pandemia di COVID-19, molte misure sono state adottate per mitigare l'impatto negativo sulla situazione economica. Queste misure includevano il blocco dei fallimenti, aiuti finanziari, prestiti garantiti e moratorie. Queste politiche hanno portato a una significativa riduzione delle richieste di avvio di nuove procedure di crisi. Tuttavia, nel 2021 si è verificato un ritorno ai livelli prepandemici.

È interessante osservare che il maggior incremento (+9,3%) è stato registrato nei casi di fallimento, ora chiamati liquidazioni giudiziali a seguito dell'entrata in vigore del nuovo Codice della crisi. Questo dato potrebbe riflettere un aumento delle sfide affrontate dalle aziende nel contesto economico attuale.

Alcuni segnali positivi si stagliano all'orizzonte grazie all'implementazione dei progetti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Le previsioni di Fitch Ratings per l'Italia mostrano un lieve incremento del 0,1% nel Pil potenziale, indicando un trend più favorevole agli investimenti.

In sintesi, l'aumento delle procedure di crisi d'impresa nel primo semestre del 2023 solleva interrogativi sullo stato attuale dell'economia. Mentre vari fattori negativi come l'instabilità geopolitica e l'incremento dei tassi di interesse possono avere influito su questo incremento, ciò potrebbe anche rappresentare un adattamento alle dinamiche economiche mutevoli. Gli investimenti legati al PNRR potrebbero fornire un'ancora di salvataggio per l'economia italiana, ma resta da vedere come si svilupperanno le prospettive a medio e lungo termine.

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