Crisi nel Mar Rosso: Impatto economico e problematiche sulla catena di approvvigionamento

Il conflitto in corso tra Israele e Hamas si è ora esteso al Mar Rosso, minacciando il commercio marittimo globale. Gli attacchi recenti dei ribelli Houthi dallo Yemen il 12 gennaio hanno preso di mira le navi "collegate a Israele", causando una crisi in uno dei punti chiave del commercio mondiale e suscitando risposte dagli Stati Uniti e dal Regno Unito.

Lunedì 22 gennaio 2024, il Consiglio degli Affari Esteri dell'UE si è riunito per affrontare la crescente situazione. Nel tentativo di contenere la crisi, l'UE ha proposto una missione chiamata Aspides, che include l'uso potenziale della forza militare.

Rispondendo alle preoccupazioni che la missione navale potrebbe essere interpretata come un intervento militare, il Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato: "È un intervento militare a difesa delle navi mercantili italiane. C'è un crollo nel traffico mercantile; siamo un paese esportatore e abbiamo il dovere di difendere le nostre navi. Non facciamo guerra a nessuno, ma difendere le nostre navi è un dovere della Repubblica e del governo".

L'instabilità nella regione agita i mercati e riplasma le rotte del commercio marittimo. Alcune aziende stanno già evitando l'area interessata, preferendo invece instradare le spedizioni intorno al Capo di Buona Speranza, un percorso più lungo e costoso. Inoltre, importanti strutture europee, come Tesla e Volvo, hanno annunciato interruzioni nella produzione.

Gli analisti prevedono che i beni di consumo sopporteranno il peso dell'impatto se il conflitto persiste. IKEA e il rivenditore britannico Next hanno entrambi avvertito dei potenziali ritardi nelle forniture di prodotti a causa delle interruzioni delle spedizioni.

A seguito degli attacchi degli Houti, Tesla e Volvo hanno interrotto la produzione nei loro stabilimenti, rallentando la consegna di componenti asiatici alle fabbriche europee. Tesla interromperà la produzione presso il suo impianto europeo vicino a Berlino per 15 giorni tra il 29 gennaio e l'11 febbraio.

Lo stabilimento Volvo di Gand in Belgio chiuderà anche per 3 giorni la prossima settimana a causa della carenza di scatole del cambio, ritardate da "aggiustamenti nelle rotte di trasporto", come dichiarato dal produttore svedese alla Afp. Lo stabilimento produce la SUV XC40 e l'auto elettrica C40.

Diverse aziende che ricevono forniture dall'Asia hanno annunciato piani per deviare i container intorno al Capo di Buona Speranza, tra cui Abercrombie & Fitch, come riportato da Bloomberg.

Anche l'industria alimentare è fortemente colpita dalla crisi in corso. In una nota di Coldiretti si legge che il prolungamento della rotta marittima delle navi mercantili ha portato a un aumento significativo dei costi di trasporto, con conseguenze disastrose per i prodotti deperibili come frutta e verdura.

Non solo: a rischio sono anche le esportazioni verso i Paesi dell'Asia, per un totale di circa 1 miliardo di euro. Antonio Baravalle, CEO di Lavazza, ha espresso forti preoccupazioni per un possibile rischio di recessione in un'intervista a La Stampa.

Mentre la situazione è difficile, sembra che il settore energetico sia il meno colpito dalla crisi internazionale che sta mettendo in ginocchio altri settori e suscita timori per il futuro.

Gli attacchi degli Houthi, legati al conflitto tra Israele e Hamas, si sono concentrati nello stretto di Bab el-Mandab, la porta dall'Oceano Indiano al Canale di Suez tramite il Mar Rosso, fornendo accesso al Mar Mediterraneo. In termini di importanza, è il terzo "chokepoint" globale, un collo di bottiglia geografico e un passaggio unico per le navi provenienti da tutto il mondo. Gli altri due sono lo stretto di Hormuz, tra Iran e Oman, e lo stretto di Malacca, tra Malaysia e Indonesia.

Nonostante venga chiamato la "Porta delle lacrime" a causa delle pericolose condizioni di navigazione, l'importanza dello stretto di Bab el-Mandab per il commercio globale è cruciale. Come si vede dalla mappa qui sotto, il passaggio consente un notevole risparmio di tempo e costi rispetto alla rotta più lunga attorno all'Africa.

Lo stretto vede principalmente il passaggio di navi che trasportano petrolio greggio e carburante dal Golfo verso il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez o il gasdotto Sumed sulla costa egiziana del Mar Rosso, oltre a merci destinate all'Asia, tra cui il petrolio russo.

In totale, attraverso lo stretto passa l'11% del traffico globale, corrispondente a circa 19.000 navi all'anno. Solo nella prima metà del 2023, è passato da qui il 12% del petrolio complessivo del mondo scambiato via mare, oltre all'8% del commercio di gas naturale liquefatto (GNL). Per questo, i continui attacchi degli Houthi rappresentano una seria minaccia all'economia globale, specialmente a quella europea, e i segnali iniziali sono già evidenti.

Immediatamente dopo gli attacchi, il numero di container trasportati via nave nel Mar Rosso è crollato di quasi il 70% rispetto alla media del periodo. Gli attacchi degli Houthi hanno già causato squilibri nella catena di approvvigionamento globale. Secondo l'Ifw, Kiel Institute for the World Economy, il volume è sceso a circa 200.000 container al giorno, rispetto ai più di 500.000 registrati quotidianamente lo scorso novembre.

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