Dati italiani sulla vendemmia 2023: Il raccolto più esiguo dal dopoguerra
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L'anno 2023 ha lasciato un segno indelebile nella storia vinicola italiana, portando con sé una vendemmia che non si vedeva dai tempi del Dopoguerra. I dati ufficiali rilasciati dal ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste alla DG Agri hanno confermato il triste verdetto: soli 38,3 milioni di ettolitri, segnando un declino del 23,2% rispetto all'anno precedente.
Le cause di questa significativa contrazione risiedono principalmente in una serie di malattie che hanno colpito la vite, con la peronospora in testa. Questa malattia fungina, alimentata dalle intense e anomale piogge, ha gravemente compromesso molti vigneti, soprattutto nelle regioni del centro e del sud Italia.
Il clima di settembre ha fornito un timido sollievo, permettendo un parziale recupero in alcune zone. Tuttavia, l'annata si presta maggiormente per la produzione di spumanti e vini bianchi, piuttosto che per i vini rossi.
Nel dettaglio, secondo lo studio presentato da Osservatorio Assoenologi, Ismea e Uiv, i vini a Denominazione di Origine Protetta (DOP) rappresentano quasi il 52% della produzione, mentre i vini a Indicazione Geografica Protetta (IGP) costituiscono il 25% del totale.
Questa scarsità di raccolto giunge in un momento critico per l'industria vinicola italiana. Le esportazioni verso i mercati principali sono in calo e si registra un'elevata presenza di giacenze. È necessario risalire al 1947 per trovare un'annata così magra, un'epoca in cui il ciclismo italiano era dominato da leggende come Fausto Coppi e Gino Bartali.
Il segretario generale dell'Unione Italiana Vini (UIV), Paolo Castelletti, sottolinea che una vendemmia così ridotta presenta due aspetti critici. Innanzitutto, implica ripercussioni sul mercato, con la necessità per le aziende di aumentare il valore dei propri prodotti per compensare la diminuzione dei volumi e affrontare un contesto macroeconomico sfidante.
In secondo luogo, emerge un problema strutturale: l'eccedenza di vino accumulatasi in seguito a passate vendemmie abbondanti, che richiede una riforma a lungo termine del settore. Castelletti sottolinea l'importanza di scelte politiche volte a promuovere la qualità e a ridurre la sovrapproduzione. Propone la creazione di un gruppo di lavoro per delineare strategie per il futuro del vino italiano fino al 2030.
In conclusione, la vendemmia 2023 segna una svolta significativa nella storia recente dell'industria vinicola italiana. È giunto il momento di affrontare con determinazione le sfide attuali e future, adottando politiche mirate alla sostenibilità e alla competitività del settore.
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