Disturbi dell’alimentazione: Un’allarme crescente e la necessità di interventi precoci
Salute
Una preoccupante epidemia di disturbi dell'alimentazione sta attualmente colpendo persone di tutte le età, con una particolare e inquietante tendenza tra i giovani compresi tra 8 e 12 anni, che costituiscono il 30% dei soggetti colpiti. Questa tendenza è emersa in modo ancora più evidente dopo la pandemia da Covid-19, lasciando intendere che il contesto globale di incertezza e stress abbia avuto un impatto significativo sulla salute mentale e fisica delle persone.
Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile dei servizi dell'Usl Umbria 1, consulente ministeriale e docente universitaria, è una delle esperte di spicco in questo campo. Secondo le sue dichiarazioni, è possibile affrontare efficacemente questi disturbi se individuati precocemente e trattati presso centri specializzati. La storia di Emanuela Perinetti, ampiamente riportata dai media, ha sollevato l'attenzione su questa problematica, mettendo in luce la necessità di un approccio tempestivo e specializzato.
Nel 2022, in Italia, si sono registrate 3.200 morti a causa di complicanze mediche legate alla malnutrizione, con un'età media di 25 anni. Questi dati allarmanti sottolineano l'urgenza di affrontare i disturbi dell'alimentazione come veri e propri problemi di salute pubblica.
Dalla Ragione insiste sul fatto che i disturbi dell'alimentazione non devono essere considerati come mode o tendenze estetiche, ma come vere e proprie patologie psichiatriche. Anoressia e bulimia nervosa, insieme all'alimentazione incontrollata che può portare a un consumo eccessivo di calorie in breve tempo, sono condizioni serie che richiedono una gestione clinica specializzata.
Un punto critico sottolineato dall'esperta è la mancanza di consapevolezza da parte di coloro che soffrono di questi disturbi. Spesso, i pazienti sono convinti di stare bene, creando una distorsione nella percezione del proprio corpo. Questo rende difficile convincerli a cercare aiuto e adottare cure adeguate.
Un altro elemento preoccupante è che circa la metà delle regioni italiane non dispone di strutture specializzate per la cura di tali patologie. In contrasto, l'Umbria è un esempio positivo con una rete avanzata per la gestione dei disturbi dell'alimentazione, attirando pazienti provenienti da ogni parte del Paese. Tuttavia, c'è ancora molto lavoro da fare per garantire che tutte le regioni siano in grado di fornire un supporto adeguato.
Un aspetto emerso durante la discussione è il crescente numero di casi tra la popolazione maschile. La stigmatizzazione associata ai disturbi dell'alimentazione come problema esclusivamente femminile può ostacolare gli uomini nel riconoscere la malattia e nel cercare assistenza.
Inoltre, Dalla Ragione evidenzia che i segnali di questi disturbi non si manifestano solo a livello fisico. Cambiamenti significativi nel carattere, passando da una personalità solare e allegra a uno stato d'animo triste, sono indicatori cruciali che richiedono un intervento immediato.
In conclusione, è urgente implementare misure preventive e di sensibilizzazione per affrontare questa crescente epidemia di disturbi dell'alimentazione. Dalla Ragione sottolinea la necessità di terapie specializzate nel primo anno della malattia e invita a superare le barriere culturali e di genere per garantire che tutti coloro che ne hanno bisogno possano accedere a cure tempestive e appropriate. La lotta contro questi disturbi richiede un impegno collettivo per creare una società che promuova la salute mentale e fisica di tutti i suoi membri.
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