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Europa – La crisi in Medio Oriente porta alla sospensione di Schengen

Redazione Financial Panorama
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L'Europa si trova di fronte a una nuova sfida, con il riattivarsi della minaccia terroristica derivante dalla crisi in Medio Oriente. In risposta a questo crescente pericolo, nove paesi europei hanno ufficialmente notificato alla Commissione Europea la decisione di ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere, sospingendo la libera circolazione prevista dall'accordo di Schengen. Questa mossa, guidata dalla necessità di garantire la sicurezza dei propri confini, vede la partecipazione di nazioni chiave come Italia, Austria, Germania, Norvegia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia e Francia.

In particolare, l'Italia ha annunciato il reintegro dei controlli alle frontiere interne terrestri con la Slovenia, attivando l'articolo 28 del Codice delle frontiere Schengen (Regolamento Ue 2016/339). Secondo la nota ufficiale proveniente da Palazzo Chigi, questa decisione è stata presa in risposta all'intensificarsi dei "focolai di crisi ai confini dell'Europa e in Medio Oriente", nonché all'aumento del "livello di minaccia di azioni violente" all'interno dell'Unione Europea, evidenziato dagli "recenti attentati" in Francia e Belgio.

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I controlli alle frontiere terrestri con la Slovenia, secondo fonti del Ministero dell'Interno italiano, saranno reintrodotti a partire da sabato 21 ottobre, con una durata iniziale di 10 giorni, prorogabili per periodi successivi di 20 giorni fino a un massimo di due mesi. Al termine di questo periodo massimo, la sospensione della libera circolazione nell'area Schengen potrebbe essere estesa ulteriormente per altri 4 mesi, attivando la procedura ordinaria (articolo 25 del Codice).

Le modalità dei controlli alla frontiera sono progettate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico di merci, secondo quanto affermato dal Viminale. Tuttavia, questa decisione non è stata presa a cuor leggero, e il governo italiano ha comunicato questa mossa anche a figure chiave dell'Unione Europea, tra cui la vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas e il commissario europeo agli Affari interni Ylva Johansson.

Il contesto che ha portato a questa decisione è stato ulteriormente complicato dalla recente escalation della crisi in Medio Oriente, in particolare dall'attacco diretto verso Israele. Questo ha innalzato il livello di minaccia di azioni violente non solo nei confini esterni dell'Unione Europea ma anche all'interno del suo territorio. L'Italia, in particolare, è sottoposta a una costante pressione migratoria, sia via mare che via terra, con un aumento significativo degli arrivi sulle coste italiane (+85% rispetto al 2022).

La situazione è critica anche a livello regionale, come evidenziato nella nota di Palazzo Chigi che afferma che solo nella regione del Friuli Venezia Giulia, dall'inizio dell'anno, sono state individuate 16 mila persone entrate irregolarmente sul territorio nazionale.

Il governo italiano ha giustificato la sua scelta dichiarando che le attuali misure di polizia alla frontiera italo-slovena non sono ritenute adeguate a garantire la sicurezza richiesta, una valutazione confermata anche dal Comitato di analisi strategica anti-terrorismo istituito presso il ministero dell'Interno. Questo quadro sottolinea la necessità di un ulteriore rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo per far fronte alle sfide attuali.

Mentre l'Europa si prepara a gestire questa fase critica, la sospensione temporanea di Schengen rappresenta una risposta concertata a un contesto di crescente incertezza e rischi per la sicurezza. Resta da vedere come evolverà la situazione nei prossimi mesi e quale impatto avrà sul futuro della libera circolazione in Europa.

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