Il caro benzina crea ancora scontri in politica

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Il costante aumento dei prezzi della benzina sta mettendo a dura prova i bilanci delle famiglie italiane, mentre il governo Meloni sembra esitare nel prendere decisioni riguardo alle accise. Nel bel mezzo di questa situazione si staglia un provvedimento già varato, ma apparentemente dimenticato, che prometteva un sollievo per i guidatori alle prese con carburanti sempre più costosi.

Il caro benzina, uno dei primi problemi a cui si è dovuto confrontare il governo Meloni, sembra non accennare a placarsi. Mentre i prezzi della materia prima, in particolare il petrolio, continuano ad aumentare, i consumatori sono costretti a stringere la cinghia per far fronte agli aumenti costanti ai distributori. La risposta del governo sembra, almeno apparentemente, incomprensibile: non solo non si prevede un nuovo taglio delle accise, ma sembra che si sia persino dimenticato di un provvedimento già adottato solo sette mesi fa.

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Il decreto Trasparenza carburanti, emanato lo scorso gennaio, prevedeva una misura che potrebbe risolvere in parte il problema: la reintroduzione della cosiddetta "accisa mobile", una misura inizialmente proposta da Bersani nel 2008. Questa misura, riproposta con il nome di "accisa mobile" nel decreto, si basa sull'idea di ridurre le imposte in caso di aumento dei prezzi della materia prima, in modo da mitigare l'impatto sui prezzi dei carburanti. Tuttavia, sembra che questa possibilità sia stata accantonata o dimenticata dall'attuale governo.

Il governo Meloni sembra invece concentrarsi sull'importante introito proveniente dalle accise, che ha un ruolo cruciale nel finanziamento delle spese statali, compresa la prossima legge di Bilancio. Con l'obiettivo di reperire almeno 20 miliardi di coperture, il governo sembra restio a rinunciare a parte dei ricavi IVA ottenuti dalla benzina per calmierare le accise. Questa scelta, però, pone il governo di fronte a una decisione difficile: mantenere gli impegni presi nel decreto Trasparenza carburanti o continuare a incassare risorse a spese degli automobilisti.

Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha affermato che reintrodurre lo sconto sulla benzina introdotto da Draghi nel 2022 sarebbe troppo costoso e che le risorse sono destinate ad altri scopi, come il taglio del cuneo fiscale e il sostegno ai salari più bassi e alle famiglie numerose. Tuttavia, sembra che l'applicazione dell'"accisa mobile" sia sempre più imminente. Le quotazioni medie del greggio stanno superando la soglia indicata nell'ultimo Documento di economia e finanza, e il prezzo del petrolio Brent per il 2023 è stato stimato a 82,3 dollari al barile. Ciò potrebbe rendere necessaria l'attivazione della misura, mettendo il governo di fronte a una decisione cruciale.

In mezzo a questa situazione, emerge una contraddizione evidente tra le promesse e le azioni del governo. La presidente del Consiglio, Meloni, aveva garantito che se il prezzo della benzina superasse una determinata soglia, lo Stato avrebbe utilizzato le entrate IVA in eccesso per abbassare il prezzo dei carburanti. Tuttavia, la mancata attuazione di questa promessa rischia di minare la fiducia degli elettori e di accrescere la tensione tra il governo e l'opinione pubblica.

In conclusione, il caro benzina rappresenta un problema di rilievo che sta mettendo alla prova la capacità del governo di bilanciare le esigenze finanziarie dello Stato con quelle dei cittadini. L'approccio apparentemente riluttante a applicare misure già previste e la contraddizione tra promesse e azioni rischiano di erodere la fiducia nell'azione del governo. Resta da vedere se, nelle prossime settimane, il governo Meloni prenderà decisioni in grado di affrontare questo problema in modo efficace, garantendo un equilibrio tra le esigenze fiscali dello Stato e il benessere dei cittadini.

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