Italia di fronte al ritorno del Patto di Stabilità

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha recentemente ammesso ciò che molti temevano: il ritorno del Patto di stabilità, sospeso durante la pandemia e la crisi energetica, sembra coincidere inevitabilmente con l'apertura di una procedura d'infrazione da parte dell'Unione Europea nei confronti dell'Italia. Questa procedura, nota come procedura per disavanzo eccessivo, è il segnale di un imminente confronto con le norme fiscali di Bruxelles, poiché il governo italiano prevede di superare il limite del 3% del Pil per le spese di bilancio, attestandosi intorno al 4,3%.

La situazione economica italiana è caratterizzata da un debito pubblico che continua a crescere, superando il 140% del Pil. Questo scenario rende inevitabile l'azione della Commissione Europea, che con molta probabilità avvierà la procedura per disavanzo eccessivo, non solo per l'Italia ma anche per altri paesi europei.

Le regole del Patto di stabilità hanno subito modifiche recenti, ma il "braccio correttivo" dell'UE rimane intatto, e superare i tetti di spesa fa scattare la procedura. L'Italia parte con un peso significativo, quello del debito pubblico, aggravato ulteriormente dalla pandemia. In base al Patto, l'Italia deve contenere il deficit annuale ben al di sotto del 3% del Pil. La riforma delle norme fiscali dell'UE ha introdotto criteri attenuanti, ma per l'Italia questi non sembrano essere sufficienti.

La Commissione, sulla base dei dati economici forniti dall'Italia, proporrà l'avvio della procedura d'infrazione che poi passerà al Consiglio, l'organo che riunisce i governi dei 27 Stati membri. Il Consiglio invierà all'Italia raccomandazioni per riequilibrare i conti, con impegni su riforme e investimenti. Parallelamente, l'Italia dovrà intraprendere un percorso di riduzione della spesa netta, tagliando annualmente circa 9 miliardi di euro. Tuttavia, nell'ambito del nuovo Patto di stabilità, potrà essere concesso un periodo transitorio per tenere conto dell'aumento dei pagamenti degli interessi sul debito.

Se l'Italia non rispetterà le raccomandazioni, potrebbero essere comminate sanzioni fino allo 0,05% del Pil, con un importo che dovrebbe essere pagato ogni sei mesi fino a quando non saranno adottate misure ritenute efficaci.

Paradossalmente, l'avvio della procedura d'infrazione può essere visto come un'opportunità. Secondo Bruegel, i tagli alle spese per i piani di rientro potrebbero valere tra lo 0,61% e l'1,15% del Pil annuo, offrendo una traiettoria più sostenuta per l'Italia nel ristabilire la stabilità economica.

In conclusione, l'Italia si trova di fronte a sfide economiche significative, ma anche a opportunità di riforma e miglioramento. Il ritorno del Patto di stabilità potrebbe essere il catalizzatore per una nuova fase di disciplina fiscale e crescita sostenibile.

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