La corsa cinese verso la transizione energetica e la minaccia della bolla verde globale
Tecnologia
La Cina, il gigante asiatico, si sta muovendo con passi decisi verso la transizione energetica, ma ciò potrebbe innescare una crisi mondiale, con una possibile bolla verde pronta a esplodere. Il paese asiatico sta compiendo progressi significativi nella conversione all'energia verde, con aziende che dominano settori cruciali come la produzione di veicoli elettrici e componenti per pannelli solari.
L'ampia offerta cinese in questi settori sta modificando l'equilibrio tra domanda e offerta a livello globale, offrendo pannelli solari e relative componenti a prezzi molto competitivi per gli acquirenti europei. Tuttavia, questa competitività minaccia il mercato europeo, dove le aziende faticano a reggere la concorrenza dei costi cinesi e a mantenere la propria produzione.
Le cifre parlano chiaro: l'economia cinese, guidata dallo Stato, ha investito quasi 80 miliardi di dollari nella produzione di energia pulita lo scorso anno, rappresentando circa il 90% di tutti gli investimenti globali in questo settore, secondo stime di BloombergNEF. La spesa annuale complessiva della Cina per l'energia verde è cresciuta di oltre 180 miliardi di dollari all'anno dal 2019, secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia.
Questa crescita rapida sta creando un surplus di energia rinnovabile in Cina e un eccesso di componenti solari. Di conseguenza, i prodotti cinesi legati alla sostenibilità vengono spediti in tutto il mondo a prezzi competitivi, ostacolando gli sforzi di altri paesi, soprattutto in Europa, nel costruire produzioni simili.
I dati del tracker OPIS del Dow Jones indicano una diminuzione del 50% nei prezzi del polisilicio cinese, elemento chiave per i pannelli solari, e del 40% nei prezzi dei pannelli stessi dall'inizio dell'anno. Questo eccesso di offerta è stato ulteriormente aggravato dalle barriere alle importazioni in India e negli Stati Uniti, portando molti produttori cinesi a cercare di scaricare le scorte a prezzi scontati in Europa, uno dei pochi grandi mercati solari senza tariffe o ostacoli alle importazioni.
Gli Stati Uniti, con minacce di dazi antidumping e restrizioni legate all'Uyghur Forced Labour Prevention Act, hanno contribuito a rendere il mercato imprevedibile, lasciando i pannelli cinesi bloccati nei porti e nei magazzini. Questo ha già avuto un impatto sulle aziende americane impegnate nella produzione nazionale di energia pulita.
La situazione si aggrava ulteriormente con la diminuzione dei prezzi dell'energia solare, che ha portato i pannelli cinesi a essere venduti a circa la metà del costo di produzione per i produttori europei. Molti di questi stanno lottando per competere con le controparti cinesi a causa di sfide interne come lentezza delle autorizzazioni, mancanza di manodopera qualificata e costi energetici elevati.
Produttori europei come NorSun stanno subendo le conseguenze, con fallimenti e interruzioni della produzione. La dipendenza dell'Europa dall'energia solare cinese rischia di aumentare, minacciando la competitività e la sostenibilità del settore europeo.
In risposta a questa situazione critica, alcune aziende cinesi, tra cui Jinko Solar, Trina Solar e Canadian Solar, hanno sospeso i piani di espansione, evidenziando le possibili gravi conseguenze nel breve periodo. Mentre l'entusiasmo per l'energia solare cresce in Europa, i produttori locali si sentono minacciati, evidenziando la necessità di strategie di adattamento e sostenibilità nel settore energetico.
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