La crisi di Suez mette in ginocchio le rotte commerciali: Allerta per l’economia globale

Il blocco del canale di Suez ha innescato una crisi senza precedenti nelle rotte commerciali mondiali, con gravi ripercussioni sull'attività portuale e sulla catena logistica globale. Paolo Botta, direttore di Spediporto, l'associazione di Genova che rappresenta un terzo degli spedizionieri italiani, esprime preoccupazione guardando alle banchine vuote dei porti di Genova, Gioia Tauro, La Spezia e Trieste. Questa situazione è la conseguenza diretta della crisi di Suez, che ha creato ritardi nelle consegne delle merci, mettendo a rischio la catena di approvvigionamento globale.

Il ritardo attuale nella consegna delle merci è di 10-15 giorni, ma secondo Botta, se non si verificheranno novità rilevanti, questa situazione potrebbe peggiorare rapidamente. A inizio febbraio si potrebbe raggiungere un ritardo di un mese, con conseguenze critiche sulla produzione e sull'approvvigionamento delle materie prime. La crisi di Suez ha influenzato il 12% delle merci mondiali, il 30% dei flussi di container e ha portato a una significativa riduzione dell'import-export italiano.

Molti armatori, tra cui Msc, Maersk, Cma Cgm, Cosco e Hapag-Loyd, hanno scelto di evitare il canale di Suez, optando per la rotta di Capo di Buona Speranza con la circumnavigazione dell'Africa. Questa scelta comporta un aumento significativo dei costi di trasporto e dei prezzi dei noli. Il presidente di Confitarma, Mario Zanetti, sottolinea che il mercato dei noli e delle materie prime non è impazzito, ma avverte che se la crisi persiste, potrebbero verificarsi ripercussioni sui prezzi al consumo.

I costi vivi per gli armatori aumentano fino a 500.000 euro a trasporto con un viaggio più lungo di quindici giorni. Questo aumento dei costi si riflette sui prezzi dei noli, che hanno registrato un significativo aumento tra l'1 gennaio e il 31 dicembre 2023. Le aziende, come Paul & Shark, segnalano già ritardi nelle consegne e si aspettano un aumento dei costi delle materie prime.

Il rischio maggiore è uno slittamento dell'intero processo di produzione. Ritardi nell'arrivo delle materie prime possono portare a una produzione e a consegne più lente, creando un circolo vizioso. Settori come chimica, farmaceutica, automotive e produzione di chip sono particolarmente vulnerabili. Il presidente del Consorzio Ortofrutticolo di Belfiore, Stefano Faedo, evidenzia l'incognita rappresentata dalla rotta di Capo di Buona Speranza per l'ortofrutta italiana, con un potenziale danno di circa due miliardi di euro.

In conclusione, la crisi di Suez sta avendo un impatto significativo sull'interconnessione delle rotte commerciali globali, sollevando preoccupazioni per l'approvvigionamento delle materie prime, la produzione e i prezzi al consumo. La comunità economica globale naviga a vista, cercando soluzioni immediate per affrontare questa sfida senza precedenti.

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