La fragilità dell’economia cinese: Tagli e sfide per la Banca Centrale

Pechino sta affrontando sfide economiche inaspettate, con il governatore della banca centrale cinese (PboC), Pan Gongsheng, annunciando un taglio significativo del coefficiente di riserva obbligatoria (Rrr) di 50 punti base per tutte le istituzioni di credito. Questa mossa, la più ampia dal dicembre 2021, rilascerà un'enorme quantità di liquidità sul mercato, pari a 1.000 miliardi di yuan (139,45 miliardi di dollari).

In aggiunta, a partire dal 25 gennaio, la PboC ridurrà i prestiti e sconterà i tassi di interesse di 25 punti base specificamente per il settore rurale e le piccole imprese. Questi annunci sono insoliti, dato che la banca centrale cinese di solito comunica tali decisioni attraverso dichiarazioni online sul suo blog.

Questi tagli seguono le precedenti riduzioni di 25 punti base per tutte le banche nel settembre e marzo dello scorso anno. Tuttavia, nonostante gli sforzi per stimolare l'economia, la Cina ha sperimentato una crescita deludente nel 2023. Dopo la riapertura dalla politica zero-Covid alla fine del 2022, le aspettative di un boom nei consumi, gli investimenti esteri e il commercio internazionale non sono state completamente soddisfatte.

Nel corso di un incontro chiave a dicembre, i leader cinesi si sono impegnati a intraprendere ulteriori passi per sostenere la ripresa economica nel 2024. Gli analisti, tuttavia, suggeriscono che potrebbe essere necessario un ulteriore stimolo per affrontare i rischi deflazionistici e contenere la disoccupazione.

Un dilemma si presenta ora alla banca centrale: il flusso di credito sembra indirizzarsi più verso le forze produttive che ai consumi. Questo potrebbe aumentare le pressioni deflazionistiche e minare l'efficacia degli strumenti di politica monetaria, secondo gli esperti. Sebbene l'economia sia cresciuta del 5,2% nel 2023, raggiungendo l'obiettivo ufficiale, la ripresa è stata più incerta di quanto gli investitori si aspettassero.

Le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI) indicano che il prodotto interno lordo (PIL) della Cina potrebbe scendere al 4,6% quest'anno, con prospettive future che prevedono una riduzione ulteriore, senza superare il 4% fino al 2028. La banca centrale cinese si trova quindi di fronte a una sfida complessa nel bilanciare gli stimoli necessari senza compromettere la stabilità economica a lungo termine.

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