La guerra Russo-Ucraina prosegue nel palazzo dell’ONU

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Il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite è stato teatro di una sfida diplomatica di portata storica, quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha aperto il Consiglio di Sicurezza dell'Onu dedicato alla guerra in Ucraina a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In un incontro straordinario, Zelensky ha criticato sia Mosca che l'organismo internazionale per il loro presunto fallimento nel risolvere i conflitti mondiali, ma ha anche lanciato una proposta audace che ha suscitato l'attenzione globale.

Nel suo discorso appassionato, il leader ucraino ha denunciato l'apparente impotenza dell'Onu nel fermare il conflitto in Ucraina, sottolineando che tutte le azioni proposte sono state sistematicamente bloccate dall'aggressore, ovvero la Russia. Questa è stata la prima volta che Zelensky ha condiviso lo stesso spazio con un dirigente russo in una situazione ufficiale, rappresentato dall'ambasciatore all'Onu Vasily Nebenzya, poiché il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, è arrivato in ritardo.

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Oltre 60 paesi, tra cui l'Italia rappresentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, hanno partecipato all'incontro straordinario, evidenziando il riconoscimento globale delle azioni russe in Ucraina come "criminali e immotivate". Tuttavia, il Consiglio di Sicurezza rimane in una situazione di stallo a causa del veto russo.

Zelensky ha avanzato una richiesta audace: privare la Russia del diritto di veto. Ha argomentato che questo potere originariamente apparteneva all'Unione Sovietica, uno dei vincitori della Seconda Guerra Mondiale, e non dovrebbe essere utilizzato dalla Russia di Vladimir Putin in modo "illegale" per "mascherare l'aggressione e il genocidio". Sebbene questa richiesta possa sembrare difficilmente realizzabile, è interessante notare che in passato, nel 1971, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite privò Taiwan del potere di veto, consegnandolo al governo comunista di Pechino.

Zelensky ha anche proposto l'espansione del Consiglio di Sicurezza con l'inclusione di seggi permanenti per l'Africa, l'Asia e la Germania. Ha ribadito il suo piano di pace in 10 punti, sottolineando che il ritiro delle truppe russe e il ripristino dei confini precedenti all'invasione della Crimea nel 2014 sono condizioni indispensabili per la soluzione del conflitto.

Nonostante i tentativi russi di impedire a Zelensky di parlare per primo, il presidente albanese Edi Rama, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, ha rifiutato questa richiesta e ha invitato a fermare la guerra come unico modo per permettere al presidente ucraino di esprimersi.

Dopo l'intervento di Zelensky, la sfida è proseguita tra il segretario di Stato USA, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. Blinken ha accusato la Russia di violare la Carta dell'Onu e commettere "crimini contro l'umanità" in Ucraina. Ha sottolineato l'importanza di affrontare sia la crisi ucraina che le sfide globali come il cambiamento climatico.

Lavrov, d'altro canto, ha incolpato gli Stati Uniti e i loro alleati per l'interferenza negli affari ucraini e ha scaricato sull'Occidente la colpa dell'aumentato rischio di un "conflitto globale". Ha suggerito che qualsiasi governo anti-russo a Kiev sia un burattino degli Stati Uniti e ha difeso il potere di veto russo.

La Cina ha cercato di accreditarsi come mediatore, sostenendo di essere stata costruttiva nella gestione del conflitto in Ucraina e invitando gli altri paesi a evitare di "versare benzina sul fuoco".

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha condannato l'invasione russa e ha chiesto uno "stop immediato" agli attacchi contro i civili e le infrastrutture. Ha anche evidenziato le gravi violazioni dei diritti umani nel conflitto, comprese violenze sessuali e trasferimenti forzati di civili ucraini.

In questo contesto di tensioni internazionali, rimane da vedere se le proposte di Zelensky per una riforma del Consiglio di Sicurezza e il suo piano di pace potranno aprire la strada a una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina, o se la sfida tra le potenze mondiali continuerà a mantenere la regione in uno stato di instabilità.

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