La trasformazione del commercio in Italia: Chiusi 111.000 negozi dal 2012
Economia
Negli undici anni compresi tra il 2012 e il 2023, l'Italia ha vissuto una trasformazione significativa nel suo panorama commerciale. Secondo i dati provenienti dalla ricerca "Demografia d'impresa nelle città italiane", condotta dall'Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, oltre 111.000 negozi al dettaglio e 24.000 attività di commercio ambulante hanno chiuso i battenti. In contrasto, le attività nel settore dell'alloggio e della ristorazione hanno registrato una crescita, aggiungendo 9.800 unità nel medesimo periodo.
Ciò che emerge con chiarezza da questa analisi è un cambiamento drammatico nel tessuto commerciale italiano. Mentre il commercio tradizionale soffre e le attività si riducono, l'e-commerce ha visto una crescita esponenziale. Nel corso degli ultimi dieci anni, la densità commerciale nei centri urbani è diminuita del 15,3%, con oltre 30.000 unità locali chiuse solo nei 120 comuni al centro dell'analisi. Questo declino è stato in gran parte alimentato dalla crescente popolarità degli acquisti online, che sono quasi raddoppiati, passando da 17,9 miliardi di euro nel 2019 a 35 miliardi nel 2023.
Tuttavia, nonostante il crescente dominio dell'e-commerce, ci sono ancora opportunità per il commercio fisico tradizionale. L'Ufficio studi di Confcommercio sottolinea l'importanza dell'omnicanalità, che implica una presenza sia online che offline, e suggerisce che il commercio di prossimità debba concentrarsi sull'efficienza, la produttività e sull'innovazione per rimanere competitivo.
La situazione dei centri storici italiani è particolarmente preoccupante, poiché la riduzione delle attività commerciali è più accentuata rispetto alle periferie. Questo fenomeno non risparmia nessuna regione del Paese, interessando sia il Centro-Nord che il Mezzogiorno. Inoltre, l'analisi evidenzia che la crescita nel settore dell'alloggio e della ristorazione non sempre corrisponde a un miglioramento qualitativo dell'offerta. Molti dei nuovi alloggi sono destinati a durate brevi e non rappresentano l'apertura di hotel tradizionali.
Le implicazioni di questi cambiamenti vanno oltre il semplice panorama commerciale. La trasformazione dei centri storici e il travaso dalle attività di bar a quelle di ristorazione suggeriscono una reazione alla diminuzione del potere d'acquisto e del benessere. Inoltre, il dato che metà della nuova occupazione straniera nell'economia italiana sia concentrata nei settori del commercio, degli alberghi e dei pubblici esercizi solleva questioni importanti riguardanti l'integrazione e la diversità culturale sul luogo di lavoro.
In conclusione, l'Italia si trova di fronte a sfide significative nel suo panorama commerciale, ma anche a opportunità di innovazione e crescita. Il futuro del commercio nel Paese dipenderà dalla capacità di adattamento alle nuove dinamiche del mercato e alla valorizzazione delle sue tradizioni e peculiarità.
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