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L’Italia e la transizione ecologica: siamo ultimi in Europa per smaltimento di rifiuti elettronici

L'Italia è sempre stata considerata un leader europeo nell'economia circolare, ma quando si tratta del riciclo dei rifiuti elettronici, il nostro paese si trova agli ultimi posti in Europa. I Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), che includono elettrodomestici, computer, smartphone, pannelli fotovoltaici e dispositivi medici, sono gestiti con un tasso di riciclo del 32,1%, posizionando l'Italia al quartultimo posto in Europa.

Questi dispositivi contengono una grande quantità di materie prime critiche, che sono fondamentali per la transizione ecologica. Tuttavia, la maggior parte di questi materiali viene ancora sprecata. Con il passaggio alle fonti rinnovabili e l'elettrificazione dei trasporti, la richiesta di materie prime critiche, come il litio e le terre rare, aumenterà notevolmente. Pertanto, il governo italiano ha istituito un tavolo di lavoro per individuare potenziali giacimenti di tali materiali sotto il suolo italiano. Gli esperti, tuttavia, avvertono che il potenziale geologico dell'Italia è limitato e suggeriscono di investire maggiormente nel riciclo.

Secondo la Cassa depositi e prestiti, partecipata del Ministero dell'Economia, l'Unione Europea importa l'80% delle materie prime critiche che consuma. Solo attraverso il riciclo, si potrebbe soddisfare il 52% della domanda di litio e il 58% di quella di cobalto, come evidenziato nel loro rapporto. Pertanto, è fondamentale che l'Italia investa nel riciclo dei Raee per non compromettere i progressi verso la transizione ecologica.

Attualmente, l'Italia gestisce sempre più rifiuti elettronici, con 510.367 tonnellate di Raee trattate nel 2021, un aumento del 6,6% rispetto al 2020. Tuttavia, gli obiettivi europei si basano sulla percentuale di rifiuti trattati rispetto a quelli immessi sul mercato nei tre anni precedenti. Negli ultimi anni, l'immesso di Raee è aumentato a ritmi superiori rispetto al tasso di raccolta, allontanando l'Italia dagli obiettivi europei. Nel 2019, l'Italia ha raccolto solo il 39% dei Raee immessi, mentre nel 2021 questa percentuale è scesa al 34%. Ciò indica che c'è ancora molto lavoro da fare per raggiungere gli standard richiesti dall'Unione Europea.

Sebbene l'Italia disponga di 46 impianti accreditati per il recupero dei rifiuti elettronici, con un totale di 135 linee di produzione, il problema risiede nella raccolta. Gran parte dei Raee "scompaiono" perché vengono classificati in modo improprio. Questo fenomeno è particolarmente evidente per i cosiddetti "grandi bianchi", come lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e simili. Spesso, le aziende di distribuzione ritirano questi elettrodomestici non funzionanti dai clienti e non li classificano correttamente come rifiuti elettronici, cercando di evitare gli obblighi di riciclo. Fermando questi flussi paralleli, si potrebbe colmare una parte significativa del divario tra l'Italia e il resto dell'Europa.

Per quanto riguarda i rifiuti elettronici di dimensioni più ridotte, come i cellulari o i dispositivi portatili, il problema principale è la loro dispersione. In alcuni casi, finiscono nella raccolta indifferenziata anziché essere smaltiti correttamente. Per affrontare questi problemi, le aziende del settore del riciclo suggeriscono due soluzioni.

La prima soluzione consiste nell'aumentare i controlli. Chi non attribuisce il codice giusto a un rifiuto, violando intenzionalmente le normative, commette un reato. È quindi fondamentale intensificare i controlli per garantire che i rifiuti elettronici vengano correttamente classificati e trattati.

La seconda soluzione, secondo il direttore del Centro di coordinamento Raee, è investire nella sensibilizzazione dei cittadini. Maggiore è la consapevolezza dei consumatori, maggiori sono le probabilità che i rifiuti vengano smaltiti in modo corretto. Questa responsabilità ricade principalmente sui comuni e sulle società che gestiscono la raccolta dei rifiuti, ma è un'attività che richiede uno sforzo congiunto da parte di tutti gli attori coinvolti.

Un altro gruppo di rifiuti ricco di materie prime critiche sono le batterie e gli accumulatori. Anche in questo caso, l'Italia si trova al di sotto della media europea, soprattutto per quanto riguarda il tasso di raccolta. Attualmente, le norme europee prevedono vincoli solo per le pile portatili, con un tasso di raccolta minimo fissato al 45%. Tuttavia, nel 2021 l'Italia si è fermata al 35%.

In Italia, al di fuori delle poche eccezioni, non esistono impianti di recupero per batterie e accumulatori. Mentre per le batterie al piombo esistono impianti storici, non ci sono flussi sufficienti per giustificare la creazione di un impianto nazionale per le altre tipologie di batterie. Al contrario, paesi come Spagna, Francia e Germania svolgono il ruolo di collettori per tutta l'Europa.

Tuttavia, grazie ai fondi europei, l'Italia sta lavorando all'apertura dei primi impianti di riciclo per le batterie al litio. Un esempio è il progetto condotto da EnelX e Midac, azienda italiana leader nella produzione di sistemi di accumulo, che realizzeranno il primo impianto italiano per il riciclo delle batterie al litio a Bologna. Questo sarà un passo importante per l'Italia, ma molto ancora deve essere fatto per migliorare la gestione dei rifiuti elettronici nel paese.

In conclusione, nonostante l'Italia sia un leader europeo nell'economia circolare, il settore del riciclo dei rifiuti elettronici rappresenta una sfida significativa. Sono necessari sforzi congiunti da parte delle istituzioni, delle aziende e dei cittadini per aumentare la consapevolezza, migliorare la raccolta e garantire il corretto trattamento dei rifiuti elettronici. Solo così l'Italia potrà davvero diventare un modello virtuoso nella transizione ecologica.

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Autore:

Redazione Rid Investment

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