L’OPEC taglia la produzione del greggio, prezzi in salita

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La guerra in Ucraina, in corso da diversi anni, continua a destabilizzare la regione e ad avere ripercussioni a livello globale. Ma questa guerra non si combatte solo sul campo di battaglia; ha diversi fronti, e uno di quelli più cruciali è quello economico. Tra gli attori principali in questa lotta economica, il petrolio gioca un ruolo chiave, e l'annuncio dell'Arabia Saudita e della Russia di estendere i tagli alla produzione di greggio ha scosso i mercati il 5 settembre.

L'Arabia Saudita ha comunicato la sua decisione di continuare a tagliare la produzione di petrolio di un milione di barili al giorno (equivalente a 1,59 milioni di ettolitri) per altri tre mesi. Poco dopo, la Russia ha seguito questa strada annunciando che manterrà la riduzione di 300.000 unità giornaliere fino alla fine dell'anno. Queste mosse non hanno sorpreso molti osservatori, dato che l'Arabia Saudita aveva anticipato questa mossa già ad agosto, mentre la Russia ha annunciato il proprio intento all'inizio di settembre durante una riunione televisiva del governo.

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Il mercato petrolifero ha reagito prontamente a queste decisioni, con un aumento dei prezzi. Il Brent, che rappresenta il prezzo del petrolio del mare del Nord, ha superato la soglia dei 90 dollari al barile, raggiungendo i massimi registrati dall'anno precedente. L'indice WTI (West Texas Intermediate) è salito del 2,55%, raggiungendo i 87,73 dollari al barile. L'obiettivo di queste misure è quello di ridurre l'offerta e di spingere al rialzo i prezzi, inserendosi nella strategia a lungo termine di entrambi i paesi.

La Russia sta cercando di massimizzare le entrate derivanti dalla vendita di idrocarburi per finanziare la guerra in Ucraina. In questo momento, le sue esportazioni sono fortemente ostacolate dalle sanzioni internazionali, e il rublo ha perso valore rispetto all'euro e al dollaro. L'Arabia Saudita, d'altro canto, sta cercando di mantenere alti i prezzi per finanziare il suo ambizioso piano di revisione economica noto come Vision 2030.

Ma queste mosse non sono solo un gioco economico. Rappresentano anche uno schiaffo agli Stati Uniti e ai loro alleati occidentali. L'anno scorso, l'OPEC+ (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio), cui fanno parte sia la Russia che l'Arabia Saudita, aveva deciso di ridurre la produzione di petrolio, ignorando le richieste di Washington di aumentare la produzione per contenere i crescenti costi dell'energia a livello mondiale causati dal conflitto in Ucraina. L'organizzazione aveva giustificato la sua decisione come necessaria per mantenere la stabilità del mercato. La visita del presidente Joe Biden in Arabia Saudita nel luglio del 2022 aveva suggellato la sconfitta dell'Occidente in questa battaglia economica.

Con l'arrivo dell'inverno, c'è l'ipotesi che le bollette energetiche possano tornare a salire, allontanando ulteriormente l'obiettivo occidentale di soffocare economicamente la Russia. Inoltre, la crescente spaccatura tra Washington e Riad potrebbe influenzare gli equilibri nel Medio Oriente, aprendo la strada a nuovi attori come Russia e Cina in una regione che per decenni è stata sotto il controllo degli Stati Uniti.

In conclusione, la guerra in Ucraina si sta combattendo su vari fronti, compreso quello economico, dove l'Arabia Saudita e la Russia stanno facendo alleanze tattiche per perseguire i loro obiettivi a lungo termine. Queste decisioni hanno anche delle implicazioni geopolitiche importanti e potrebbero portare a un cambiamento nell'equilibrio di potere nel Medio Oriente e oltre. La situazione rimane fluida, e il mondo osserva con attenzione come si svilupperanno gli eventi.

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