Riforma dell’ordinamento giudiziario: Approvati due decreti legislativi dal Consiglio dei Ministri

Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato due decreti legislativi volti a riformare l'ordinamento giudiziario italiano. La prima misura, in conformità con la legge delega, si occupa della disciplina dell'accesso alla magistratura, mentre il secondo introduce restrizioni al collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili.

Una delle innovazioni più significative riguarda la disciplina dell'accesso in magistratura. Contrariamente alle voci iniziali che indicavano la possibilità di inserire test psico-attitudinali per i candidati, tale opzione è stata esclusa dai decreti legislativi. Attualmente, per evitare l'esclusione dalla magistratura dopo una valutazione negativa, il magistrato deve ottenere obbligatoriamente una valutazione positiva. Con la nuova riforma, tuttavia, è introdotta la possibilità di una valutazione non positiva, che non comporta l'esclusione immediata. In questo caso, il magistrato rimane in servizio, viene rivalutato dopo un anno e subisce penalizzazioni economiche e di carriera, perdendo l'aumento di stipendio e la progressione di carriera.

Per quanto riguarda il collocamento fuori ruolo dei magistrati, il secondo decreto stabilisce nuove regole. I magistrati non potranno essere collocati fuori ruolo prima di aver effettivamente esercitato la giurisdizione per almeno dieci anni. Inoltre, se il primo incarico fuori ruolo ha superato i cinque anni, sono necessari tre anni di servizio effettivo prima di un nuovo collocamento fuori ruolo, a meno che l'incarico non sia presso istituzioni di particolare rilievo.

Il numero massimo di magistrati collocati fuori ruolo è stato ridotto a 180 per la magistratura ordinaria, con la nuova normativa che codifica il principio della necessaria sussistenza di un interesse dell'amministrazione di appartenenza per concedere l'incarico fuori ruolo.

Una norma transitoria è stata introdotta per regolare la transizione alla nuova disciplina, prevedendo l'applicazione della normativa introdotta dal decreto agli incarichi conferiti o autorizzati dopo la sua entrata in vigore. Per i magistrati già fuori ruolo al momento dell'entrata in vigore del decreto, si applicherà la normativa vigente al momento del collocamento fuori ruolo.

Infine, un altro aspetto importante della riforma riguarda una maggiore attenzione alle "gravi anomalie" nelle fasi e gradi del procedimento giudiziario, con particolare enfasi sul rigetto delle richieste formulate dal pubblico ministero o sulla riforma dei provvedimenti dei magistrati giudicanti. Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto al passato, puntando a garantire una maggiore coerenza e qualità nei procedimenti giudiziari.

In conclusione, i due decreti legislativi approvati dal Consiglio dei Ministri delineano una serie di riforme significative nell'ordinamento giudiziario italiano, mirando a migliorare l'accesso alla magistratura, regolare il collocamento fuori ruolo dei magistrati e promuovere la qualità e l'efficienza nei procedimenti giudiziari.

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