SSN e la spinosa questione delle graduatorie concorsuali

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Negli ultimi mesi, il dibattito sulla materia dello scorrimento delle graduatorie concorsuali ha tenuto banco nel panorama politico e amministrativo italiano. Questo dibattito ha avuto inizio con il Decreto Legge 44 del 22 aprile 2023, comunemente noto come Decreto P.A., convertito successivamente in Legge 74 il 21 giugno 2023. La questione è poi proseguita con l'introduzione del Decreto Legge 75 del 22 giugno 2023, denominato Decreto PA BIS, convertito in Legge 112 il 10 agosto 2023. Queste leggi hanno introdotto significative modifiche alle modalità di scorrimento delle graduatorie concorsuali in Italia.

Iniziamo con un'analisi dettagliata delle principali disposizioni introdotte dalla prima versione del Decreto P.A. Questo decreto ha stabilito che gli idonei in graduatoria sono assumibili solo per il 20% dei posti disponibili oltre all'ultimo di quelli banditi. Questo calcolo includeva le rinunce all'assunzione o le dimissioni del dipendente intervenute entro sei mesi dall'assunzione. Di conseguenza, se si considera un concorso con 10 posti disponibili e 30 idonei, per un totale di 40 unità, sarebbe stato possibile scorrere la graduatoria per nominare solo 6 unità.

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Tuttavia, la situazione è diventata ancora più complessa quando, il 16 giugno 2023, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha chiarito che questa regola non si applicava ai concorsi delle aziende e degli enti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questa eccezione era dovuta alle particolari disposizioni concorsuali che disciplinano le assunzioni del personale del SSN, tra cui medici, infermieri, tecnici, e amministrativi.

Ma la vera svolta è arrivata con la conversione del Decreto P.A. in Legge il 21 giugno 2023, seguita dall'introduzione del Decreto PA BIS il giorno successivo. L'articolo 28 ter del Decreto PA BIS ha cambiato radicalmente il panorama delle assunzioni pubbliche in Italia, escludendo dal limite del 20% solo il personale sanitario e socio-sanitario, educativo e scolastico, nonché i ricercatori. Inoltre, questo limite non si applica alle procedure concorsuali bandite dalle sole regioni, province, enti locali o enti controllati o partecipati da questi, quando il concorso prevede meno di ventuno posti disponibili o per assunzioni a tempo determinato.

La conseguenza più evidente di queste nuove norme è stata una drastica differenziazione tra il reclutamento del personale del SSN e quello del resto del pubblico impiego. Mentre nel settore sanitario si è deciso di escludere il personale medico e socio-sanitario dal limite del 20%, nel resto della pubblica amministrazione tale limite è rimasto invariato. Questo ha sollevato legittime preoccupazioni riguardo alla possibilità di assunzioni nel settore sanitario per le figure amministrative e tecniche, dove ora è possibile assumere al massimo 2 idonei oltre ai vincitori in un concorso con 10 posti disponibili.

Questa differenziazione è particolarmente critica per il settore sanitario, dove la lotta alla precarietà e la necessità di coprire ruoli tecnici ed amministrativi sono fondamentali per garantire un sistema sanitario efficiente ed efficace. La Federazione Italiana Dipendenti della Sanità (Fedir) ha già espresso preoccupazioni riguardo alla fuga di figure di alto livello dal SSN, e queste nuove disposizioni sembrano aggravare ulteriormente la situazione, disincentivando il reclutamento di figure professionali cruciali per il funzionamento del sistema.

Inoltre, va notato che il calcolo del 20% è ora basato sul numero di posti a concorso e non più sul numero degli idonei, rendendo ancora più difficile il reclutamento di personale amministrativo o tecnico nel settore sanitario.

In conclusione, la riforma delle graduatorie concorsuali ha creato una situazione complessa e potenzialmente dannosa per il settore sanitario italiano. La differenziazione tra il SSN e il resto del pubblico impiego solleva serie preoccupazioni riguardo alla capacità di reclutare personale qualificato, mettendo a rischio l'efficienza e l'efficacia dei servizi sanitari. La Fedir e altre organizzazioni hanno già richiesto una revisione di queste norme per garantire un sistema sanitario stabile e di alta qualità per tutti i cittadini italiani.

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