Stellantis in Italia: Licenziamenti e sfide produttive nella terra dell’auto

La recente mescolanza di buone notizie e problemi in Stellantis, la titanica holding automobilistica proprietaria di Fiat, Chrysler e altre marche rinomate, dipinge un quadro complesso per l'industria automobilistica italiana. Mentre da un lato emergono promesse di aumentare la produzione nel Bel Paese, dall'altro affiorano continui licenziamenti volontari, rafforzando le preoccupazioni sulla tenuta occupazionale e il futuro della produzione nazionale.

Nel primo trimestre del 2024, le cifre non sono state gentili con Stellantis: un calo significativo nella produzione complessiva, con un particolare colpo subito nel settore automobilistico che ha visto una diminuzione del 23,8% rispetto all'anno precedente. I dati trimestrali pubblicati dal report Fim-Cisl parlano chiaro: una riduzione del 9,8% nella produzione totale, con soli 170.415 veicoli costruiti rispetto ai 188.910 del 2023.

Ma il triste scenario non si ferma qui. Mentre le cifre si restringono, i licenziamenti volontari aumentano, scuotendo gli stabilimenti di Mirafiori, Cassino, Melfi, Pomigliano d’Arco e Termoli. Nel solo corso dell'ultima settimana, ben 3.500 lavoratori si sono trovati congedati. Da quando nel 2021 il gruppo Fca si è fuso con Psa, dando vita a Stellantis, la forza lavoro è diminuita di circa 12.000 unità, un segnale inequivocabile delle turbolenze attraversate dal colosso dell'auto.

La disperata ricerca di efficienza sembra essere il motore dietro a questa ondata di licenziamenti. Con Stellantis che cerca di adattarsi al cambiamento del panorama automobilistico, con una crescente pressione per la transizione verso veicoli più ecologici e tecnologicamente avanzati, gli sforzi per ottimizzare la produzione diventano essenziali. Tuttavia, questa ricerca di efficienza non passa senza conseguenze. Oltre 3.500 lavoratori hanno accettato licenziamenti volontari, mentre altri stabilimenti sono sull'orlo di veder scendere il sipario sulla loro forza lavoro.

Questi licenziamenti non sono avvenuti nell'ombra. Sindacati come la Fiom hanno alzato la voce, invitando il governo italiano a intervenire e chiedere spiegazioni al CEO di Stellantis, Carlos Tavares. Tuttavia, la mancata presenza di Tavares agli incontri con il governo e i sindacati ha sollevato domande sulla sua volontà di mantenere salda la produzione in Italia. Una dichiarazione precedente di Tavares, dove ha enfatizzato la priorità della competitività nei luoghi di produzione, ha fatto allarmare non solo i sindacati ma anche il governo italiano, con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che chiede una trattativa più seria e impegni concreti da parte di Stellantis.

In mezzo a questo turbine di notizie negative, emergono sprazzi di speranza. Stabilimenti come Pomigliano d’Arco dimostrano una crescita del 26% nella produzione, evidenziando che l'ottimismo non è del tutto perduto. Tuttavia, il traguardo ambizioso di raggiungere un milione di veicoli all'anno sembra sempre più lontano, con il dato trimestrale in peggioramento rispetto all'anno precedente.

Il governo italiano, guidato dal ministro del Made in Italy Adolfo Urso, continua a cercare soluzioni per sostenere l'industria automobilistica nazionale, con l'auspicio di attrarre nuovi investimenti e produttori nel paese. Mentre gli sforzi continuano, resta da vedere se le parole si trasformeranno in azioni concrete e se Stellantis manterrà il suo impegno verso l'Italia o guarderà altrove alla ricerca di competitività.

In un contesto di cambiamento e incertezza, l'industria automobilistica italiana si trova a un bivio cruciale. La strada da percorrere dipende non solo dalle decisioni delle grandi aziende, ma anche dall'impegno e dalla determinazione del governo e dei lavoratori nel plasmare il futuro del settore nell'era dell'auto elettrica e della mobilità sostenibile.

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